La mostra Il paesaggio inquieto di Gabbris Ferrari, curata da Ivana D’Agostino e dislocata nelle due sedi espositive della Pescheria Nuova e dell’Ex Monastero Olivetano, si è tenuta dal 4 febbraio al 18 marzo 2012.
La mostra si propone come summa, evento culturale complesso, in cui le opere pittoriche mostrate, tutte realizzate dalla fine del 2010 a tutto il 2011 stabiliscono continui nessi e rimandi con la sua produzione pittorica precedente, e con la progettazione dello spazio scenico, essendosi l’artista occupato anche di scenografia e regia.
Promosso dalla Fondazione Banca del Monte di Rovigo, dai Comuni di Rovigo e Lendinara, con il contributo della Guerrato S.p.A, il progetto Cultura in Polesine nel Novecento veneto intende valorizzare le proprie eccellenze culturali attraverso due eventi connessi tra loro; l’uno dedicato al rapporto intrattenuto dal critico d’arte Giuseppe Marchiori con la cultura del Novecento e col Fronte Nuovo delle Arti, l’altro a Gabbris Ferrari, artista, scenografo, regista ed intellettuale rodigino di spicco, già Assessore alla Cultura della città e Direttore artistico del Teatro sociale.
La mostra Il paesaggio inquieto di Gabbris Ferrari, curata da Ivana D’Agostino e dislocata nelle due sedi espositive della Pescheria Nuova e dell’Ex Monastero Olivetano, si propone come summa, evento culturale complesso, in cui le opere pittoriche mostrate, tutte realizzate dalla fine del 2010 a tutto il 2011, stabiliscono continui nessi e rimandi con la sua produzione pittorica precedente, e con la progettazione dello spazio scenico, essendosi l’artista occupato, cosa che fa tutt’ora, anche di scenografia e regia.
Le opere pittoriche, spesso di grande formato, realizzate con freschezza di colori ed un segno graficizzato e narrativo memore di Paul Klee, di Osvaldo Licini e dello stesso Emanuele Luzzati, sono suddivise in cinque grandi sezioni tematiche:
- I legni
- Geometrie e paradigmi
- Il paesaggio inquieto (da cui il titolo della mostra)
- 2012 Nuova Itaca
- La percezione: sesto senso
Nei Legni, readi-made polesani, relitti lignei trasporati e restituiti dal Po, l’artista ricontestualizza, dando così coerenza alla sua ricerca sviluppata tra ieri e oggi, altri “oggetti artistici” da lui realizzati negli anni ’70, quantunque di questo stesso materiale eroso e lavorato dall’acqua del fiume sia costituita anche l’ossatura di Scuola media 3° B, 1950: l’armadio della Metafisica, suprema memoria scolastica dell’artista e delle lezioni di Angelo Prudenziato, archetipo per le numerose Lavagne delle apparizioni di Ferrari: spazi per progettazioni matematiche ed oniriche insieme, secondo una delle caratteristiche salienti del suo modo di dipingere. L’arte di ordinare lo spazio e di elaborarlo geometricamente attraverso il segno sulla lavagna, per svilupparlo poi con proporzioni armoniche in cui dare posto a solidi geometrici metafisici, si riscontra nelle opere della sezione Geometrie e paradigmi e nell’ultima sezione della mostra, La percezione: sesto senso.
Il viaggio, l’andare che così tanto hanno caratterizzato la vita dell’artista tra Rovigo, Urbino, Venezia e il mondo, prefigurando, tuttavia un ritornare in Polesine si sottende alle due sezioni della mostra, 2012 Nuova Itaca e Il paesaggio inquieto. Compaiono qui giocose macchine volanti, biplani con le ali di tela cerata e la carica a molla dell’elica per viaggi improbabili che sorvolano paesaggi dai colori di una trasparenza acquorea brillante, popolati, a volte, come in A volo d’uccello in pieno sole di macchinerie sceniche trasformate in molazze per il cemento, mimate da coni capovolti, che hanno tuttavia ormai perso tutto il sussiego astratto dei solidi geometrici, inseriti da Gabbris Ferrari nei suoi Armadi della Metafisica. (Ivana D’Agostino)